Un terribile evento ha colpito circa 120.000 persone in una notte d’agosto, costrette a lasciare le proprie case nel nord dell’Iraq a causa dell’avanzata jihadista. Il patriarca caldeo ha dichiarato all’Agenzia Fides: “Anche se l’Isis è stato sconfitto, la sua ideologia rimane forte. Solo il 60% di coloro che sono fuggiti è tornato, mettendo a rischio una delle comunità cristiane più antiche del mondo”.
Di: Vatican News
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Il cardinale Louis Raphaël Sako, patriarca di Baghdad dei Caldei, ha evidenziato come la tragedia del Nord dell’Iraq, in cui i cristiani e altre minoranze sono stati colpiti, resti indelebile nella memoria. Nonostante la sconfitta dell’Isis, la sua ideologia persiste, non solo in Iraq. Dieci anni fa, i jihadisti dello Stato Islamico cacciarono circa 120.000 cristiani dalla piana di Ninive, cercando di instaurare un califfato al confine tra Iraq e Siria. Solo il 60% di loro è tornato, mettendo a rischio una delle comunità cristiane più antiche del mondo.
Fuga verso il Kurdistan iracheno
Nelle città della piana, come Kramles e Tilkif, arrivarono circa 1200 famiglie cristiane provenienti da Mosul, una delle prime città a cadere in mano all’Isis. Le loro case erano contrassegnate con la lettera “N” per “Nazarano”. Molti fuggirono verso il Kurdistan iracheno, dove attualmente rappresentano il 7% dei 600.000 sfollati nel nord del Paese, gran parte dei quali nel distretto di Erbil.
Cittadini con gli stessi diritti
Il cardinale Sako ha evidenziato che circa 100 famiglie cristiane lasciano l’Iraq ogni mese, a causa dei traumi della guerra e della situazione attuale nel Medio Oriente. Egli sottolinea la necessità di uno Stato moderno e democratico in Iraq, basato sulla cittadinanza e non sulla divisione in maggioranze e minoranze. Tutti i cittadini, indipendentemente dalla fede, devono avere gli stessi diritti e doveri.
Continua l’esodo
Prima della caduta del regime di Saddam Hussein, i cristiani in Iraq, solo a Mosul, erano oltre centomila. Dopo il 2003, con l’aumento delle violenze settarie, questo numero è diminuito. Molti cristiani hanno emigrato in Nord America, Europa e Australia, e oltre un milione di cristiani sono fuggiti non solo dal nord dell’Iraq, ma anche da altre città come Bassora, dove ora vivono solo 300 famiglie cristiane, rispetto alle cinquemila presenti 50 anni fa.