Per il filosofo Nemtsev, la tendenza latente alla violenza diventa la forma decisiva per ritrovare quanto perduto. I civili diventano “quasi-militari”, con addestramento spontaneo individuale e di gruppo. Anche l’abbigliamento nel quotidiano richiama l’esperienza bellica con guanti tattici e ginocchiere di protezione. La guerra è un contenuto fondamentale della letteratura, arte e cultura russa.
Di: Stefano Caprio – Asia News
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Si è tenuta in questi giorni una grande conferenza online dei “Ponti Accademici”, che ha riunito ricercatori e studiosi della storia e della cultura russa da vari Paesi d’Europa. Il filosofo, storico e letterato di Novosibirsk, Mikhail Nemtsev, ha presentato una delle relazioni principali, su “Antropologia del nuovo militarismo russo”, per mostrare le specificità di un atteggiamento aggressivo peraltro molto tradizionale in Russia. Questo atteggiamento è emerso soprattutto negli ultimi 15 anni, con la diffusione delle propensioni al militarismo in diverse aree della società russa. La pandemia di Covid-19 ha alimentato ulteriormente queste concezioni, trasformando le misure sanitarie in vere e proprie azioni militari.