La Siria è ora al centro della resa dei conti. Il regime di Assad è caduto, ma la guerra civile continua con una violenza senza precedenti, rivolta contro coloro che erano al potere con il rais deposto. Sono stati tirati fuori dalle loro case e trascinati per le strade di Latakia, il porto nord-occidentale siriano che per decenni è stato considerato la roccaforte dei clan alawiti legati al potere degli Assad. Membri dei temibili servizi di controllo e repressione governativi sono stati giustiziati con spari alla testa o raffiche di mitra sul corpo, mentre altri funzionari di sicurezza sono stati uccisi e i loro cadaveri trascinati per le strade di Idlib, ora governata dai jihadisti.
Decine di esecuzioni sommarie sono state condotte in varie regioni della Siria, mostrando la violenza che riemerge in queste ore di vendetta, dopo l’euforia della “liberazione”. Almeno 40 corpi con segni evidenti di tortura sono stati trovati a Damasco, nel tristemente noto ospedale militare di Harasta.
La rabbia accumulata negli anni contro gli aguzzini del regime si manifesta ora con la divulgazione dei nomi degli ufficiali coinvolti nella tortura del popolo siriano e con la promessa di sciogliere i servizi di sicurezza del regime da parte del nuovo governo.
La comunità internazionale non ha più motivo di temere la Siria dopo la caduta del regime di Assad, secondo il leader di Hayat Tahrir al Sham, Abu Mohammed al Jolani. Il Paese si sta muovendo verso lo sviluppo e la ricostruzione, e la gente è stanca della guerra.
Jolani: il mondo non ha più nulla da temere dalla Siria
La comunità internazionale “non ha più nulla da temere dalla Siria dopo il rovesciamento del regime di Bashar al Assad”. Lo ha dichiarato a Sky News il leader di Hayat Tahrir al Sham, Abu Mohammed al Jolani, aggiungendo che “i loro timori sono inutili, se Dio viole”. “La paura derivava dalla presenza del regime. Il Paese si sta muovendo verso lo sviluppo e la ricostruzione. Sta andando verso la stabilità. La gente è esausta per la guerra. Quindi il Paese non è pronto per un’altra guerra e non ci entrerà”.
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