Solo due regioni in Italia, il Lazio e l’Emilia Romagna, stanno attuando la circolare ministeriale del 2020 che permette l’aborto farmacologico in ambulatorio o consultorio, con la possibilità di prendere la seconda pillola a casa. In tutte le altre regioni, invece, è ancora richiesto il ricovero ospedaliero.
Per promuovere il rispetto delle linee guida ministeriali in tutto il paese, l’associazione Luca Coscioni ha lanciato la campagna ‘aborto senza ricovero’ in occasione del 47º anniversario della legge 194, con l’obiettivo di chiedere ai Consigli regionali di approvare procedure chiare per l’aborto farmacologico in regime ambulatoriale. Le prime regioni coinvolte nella campagna saranno Lombardia, Piemonte, Veneto e Sicilia.

Oltre le fazioni, lo stato della legge 194 sull’aborto – Magazine – ANSA.it
La politica è tornata sempre più spesso, negli ultimi tempi, ad affrontare il tema dell’interruzione volontaria di gravidanza così come, più in generale, quello della maternità. Ma tutto sembra poi fermarsi alla polemica. Alcuni casi di cronaca suscitano clamore, poi l’argomento ripiomba nel dimenticatoio. E i consultori familiari, decimati da anni di tagli, sono davvero solo “abortifici”? Facciamo un viaggio in queste strutture, presidi territoriali per la salute pubblica (ANSA)
Nella conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, tenutasi a Roma alla Casa internazionale delle donne, sono intervenute Filomena Gallo, avvocata per l’associazione, e le ginecologhe Anna Pompili e Mirella Parachini. Hanno sottolineato l’importanza dell’appropriatezza delle prestazioni sanitarie e il fatto che nel resto del mondo il ricovero ospedaliero per l’aborto è considerato un’eccezione.
Le ginecologhe hanno spiegato che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato l’autosomministrazione di farmaci per l’aborto nel 2019, rimuovendo la clausola di supervisione medica. Inoltre, il ricovero ospedaliero comporta rischi per le pazienti, come infezioni ospedaliere, e spesso la presenza di medici obiettori di coscienza.
È stato evidenziato che il ricovero è non solo un disagio per le donne, ma anche un costo evitabile per il sistema sanitario. Ad esempio, la Regione Lazio rimborsa la struttura sanitaria con 418 euro per l’accesso in day hospital, mentre per le prestazioni ambulatoriali l’iter costa solo 72 euro.
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